Ma l’idrogeno è davvero il futuro del trasporto stradale?
Il trasporto stradale tramite autocarri a lungo raggio è una delle attività più inquinanti nel settore dei trasporti, dato che incide per circa il 5-10% delle emissioni complessive di CO2. Incrementare l’utilizzo dell’idrogeno come combustibile risulta quindi fondamentale sulla via verso la decarbonizzazione.
Il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) ha stanziato investimenti per 230 milioni di euro con l’obiettivo di sviluppare la sperimentazione dell’idrogeno su strada attraverso la realizzazione di almeno 40 stazioni di rifornimento per veicoli leggeri e pesanti entro giugno 2026. Quali sono i risultati attesi e a che punto siamo?
Quali carburanti per il trasporto su strada?
C’era una volta il diesel. A lungo il gasolio è stata praticamente l’unica soluzione per il trasporto stradale. Oggi, qualche alternativa c’è. Furgoni e autocarri a metano rappresentano certamente un passo avanti per la riduzione delle emissioni, ma non ancora sufficiente.
Nel frattempo, il settore automotive ha sperimentato varie possibilità. Benché l'idrogeno come carburante per automobili sia stato inizialmente considerato una soluzione promettente, al momento il mercato sta privilegiando i veicoli elettrici a batteria (BEV).
Così, in attesa di altri sviluppi, la tecnologia dell’idrogeno in questo settore sta coinvolgendo principalmente il trasporto su gomma: molto più comodo che appesantire gli autocarri con pesanti batterie, che ruberebbero spazio alle merci da trasportare. Oltretutto, le bombole di idrogeno nei veicoli pesanti sono molto più protette rispetto a quelle di un’auto, perciò il rischio di deformazione o rottura in caso di incidente è sensibilmente minore.
Tuttavia, per portare a regime il trasporto su gomma con combustibile a idrogeno servono prima di tutto le infrastrutture. Ed è quanto si sta tentando di fare con i fondi del PNRR.
Sperimentazione dell'idrogeno per il trasporto stradale: a che punto siamo
I 230 milioni di euro stanziati dal PNRR serviranno a sviluppare almeno 40 stazioni di rifornimento a idrogeno entro il 2026, per fornire le infrastrutture adeguate alla diffusione di questo combustibile.
Per la localizzazione delle stazioni di rifornimento sono state considerate prioritarie le aree strategiche per i trasporti stradali pesanti: lungo le autostrade, vicino ai porti e in prossimità dei terminal logistici. In particolare, le stazioni risponderanno alle esigenze di assi stradali strategici come il Brennero, il corridoio ovest-est da Torino a Trieste e le reti europee Ten-T. I distributori saranno utilizzabili non soltanto dai veicoli pesanti ma anche dalle auto, e funzioneranno a pressioni fino a oltre 700 bar. La realizzazione della rete sarà in linea con la direttiva UE 2014/94 del 22 ottobre 2014 per le Infrastrutture per Combustibili Alternativi finalizzata alla realizzazione di corridoi verdi alimentati a idrogeno per autocarri pesanti.
A settembre 2023 risultano aggiudicati tutti gli appalti pubblici per lo sviluppo di stazioni di rifornimento a base di idrogeno, con qualche mese di ritardo rispetto all’orizzonte di marzo 2023. Resta ora da avviare lo sviluppo delle 40 stazioni di rifornimento per veicoli leggeri e pesanti, che andrà completato, secondo i programmi, entro giugno 2026.
In questa fase, anche noi di Interfluid stiamo sviluppando dei progetti per la transizione tecnologica. Il principale è il progetto pilota di un erogatore di idrogeno in partnership con Cedem - uno dei più importanti produttori italiani di impianti di rifornimento.
Benefici attesi e sfide per il futuro
La decarbonizzazione del settore dei trasporti è fondamentale per raggiungere gli obiettivi climatici e ambientali dell'Unione Europea: riduzione delle emissioni del 55% entro il 2030 e neutralità carbonica entro il 2050. Basti pensare che altri 300 milioni di fondi del PNRR sono stati stanziati per convertire a idrogeno il trasporto ferroviario.
Per quanto riguarda autocarri e altri veicoli adibiti al trasporto pesante su gomma, l’adozione di sistemi a celle combustibili a idrogeno permetterebbe di limitare l'inquinamento dovuto all'uso di carburanti fossili e, di conseguenza, ridurre l'impatto ambientale del trasporto delle merci. Rispetto ai veicoli elettrici, che parimenti non emettono sostanze inquinanti e funzionano a basse temperature, si riscontrano un’elevata autonomia e velocità di rifornimento paragonabile ai carburanti a combustione. Oltre, naturalmente all’assenza di ingombranti batterie.
Il progetto di implementazione di 40 stazioni di rifornimento su snodi cruciali del traffico su strada porterà ad altri vantaggi. In primo luogo, sta spingendo le industrie del settore a migliorare le tecnologie in campo; inoltre, permetterà di rinnovare anche le stesse strade e gli snodi centrali dei trasporti dove si installeranno le nuove stazioni di rifornimento.
Le sfide principali che si sta tentando di affrontare per efficientare il sistema di trasporto a idrogeno sono i maggiori costi fissi e - appunto - la carenza di infrastrutture. In attesa dei 40 nuovi impianti, in Italia ci sono soltanto due distributori attivi - a Bolzano e Mestre. Questo si ripercuote sul prezzo finale di vendita.
Inoltre, sarà compito delle aziende che sviluppano sistemi a idrogeno risolvere con tecnologie sempre più efficienti gli attuali ostacoli tecnici, quali ad esempio lo stoccaggio, il trasporto e il miglioramento delle performance.
Se gli sforzi in ricerca e sviluppo saranno premiati e le politiche continueranno ad appoggiare lo sviluppo della tecnologia, allora sì che l’idrogeno potrà essere davvero il futuro del trasporto stradale. Perciò, continuiamo a lavorarci.